giovedì 24 dicembre 2009
La noche santa
Barcelona offre un Natale decisamente più mesto di quello a cui siamo abituati noi italiani, o almeno noi romani. Meno luci, meno addobbi, più sobrietà... però anche un pò meno atmosfera.
sabato 19 dicembre 2009
Barcelona, primero dia
mercoledì 8 luglio 2009
Inizia il girotondo..
giovedì 18 giugno 2009
Succede solo a me? (Immagino di no…)
Avendo la possibilità (felice o infausta che sia, non è questo ora il punto) di fare un lavoro che mi piace, la ricerca, ma che - ahimè – è tutto in salita, non mi dà ‘na lira ( e allora che lavoro è?), è tutto un’incertezza, mi ritrovo di tanto in tanto ad essere allettata dalla proposta dei cosiddetti lavori veri, quelli nella mischia, nel mondo reale, nel mondo del lavoro retribuito insomma!
Sono abituata a questa altalena che dura ormai da anni, ma comincio ad essere stanca dei bivi e delle scelte costanti, continue. E poi, accidenti, ogni volta che mi pare di aver fatto una sufficiente lista dei pro ( per qualunque delle due opzioni) ecco che spunta una novità dall’altra parte che mi rimette tutto sotto sopra.
E che cazzo! Io voglio pure andare incontro a questa post modernità, ed essere una lavoratrice flessibile nella società della conoscenza, ma a volte rischio il collasso sotto il peso di tutto questo…
…alla ricerca di lumi sono andata a guardare l’oroscopo del mitico Rob sull’Internazionale, ed ecco cosa dice:
Una lettrice lesbica che si firma Manolenta Veloce mi ha scritto per chiedere consiglio. Il suo istinto passionale di Scorpione è ossessionato dalle amazzoni selvagge, ma così trascura le donne affettuose e materne che il suo lato più tenero vorrebbe. È meglio avere qualcuno con cui correre, mi chiede, o qualcuno che ti massaggia i piedi alla fine della corsa? Anche se non sei alla ricerca di un amore, Scorpione, penso che questa sia un’ottima metafora del tuo dilemma attuale. Devi scegliere ciò che infiamma il tuo spirito con emozioni forti, o quello che nutre la tua anima e ti rilassa profondamente? Secondo me c’è almeno un 30 per cento di possibilità che tu possa avere entrambe le cose.
E poi dicono che non c’azzecca!
giovedì 11 giugno 2009
Dilemma della cittadina volenterosa
Da qualche tempo io e il mio gentil consorte abbiamo preso la buona (crediamo) abitudine di non chiedere le buste di plastica al supermercato quando facciamo la spesa, ma di recarcivisi muniti di sportine ivi appositamente acquistate..”Eh, che bravi, noi sì che stiamo attenti a non produrre troppi rigiuti di plastica”. Il guaio però è che siamo arrivati al punto che non abbiamo più le buste di plastica per buttare l’immondizia! E quindi? Le abbiamo comprate…da Lidl, che costano poco,sono profumate – ok – ma sempre di plastica sono!
In conclusione…stiamo considerando di tornare al vecchio sistema: chiedere le buste di plastica al super…con senso di colpa annesso…siamo inquinatori forzati!
lunedì 25 maggio 2009
Mi dispiace ammetterlo…
…ma effettivamente il mondo dei centauri motorizzati nel disumano traffico romano si possono distinguere essenzialmente tra uomini e donne. Entrambe le categorie sono dotate di specifici pregi e difetti, ognuna è articolata in sottocategorie, nessuno è più o meno dell’altra/o, ma certamente appaiono diversi.
Oggi parleremo del cavaliere oscuro maschio e della cauta amazzone, che possiamo in un certo senso considerare gli stereotipi dei due sessi riportati al tema della guida delle due ruote. Nonostante detestiamo i pregiudizi, dobbiamo riconoscere che queste due categorie raccolgono numerosissimi rappresentanti nella fauna metropolitana. Ci sarà modo di affrontare altre sottocategorie che la realtà ci suggerisce, ma facciamo un passo per volta!
Il cavaliere oscuro – di sesso maschile – nella maggioranza dei casi, percepisce il mezzo come prolungamento del proprio potere (sessuale?) e non manca occasione di dimostrare intraprendenza e, talvolta, prepotenza addirittura. Se ti taglia la strada, non è uno stronzo, è solo più furbo di te! Ogni minimo pertugio tra autoveicoli rappresenta per lui una sfida a quanto di “infilabile” esiste sulla terra, e lui raccoglie sempre le sfide. L’esitazione è punita con disprezzo e quando – tuo malgrado – gli capiti davanti e impieghi quei 10 centesimi di secondo in più a decidere se effettivamente in quello spazietto piccolo piccolo ci passi oppure no, il rombo sibilante del suo acceleratore tenuto frenato con difficoltà ( proprio come la sua energia e la sua vitalità di divina discendenza, che non possono certo attendere i tempi degli essere umani) dalla sua mano ti assillano ed è pronto a mollare a mollare la presa non appena ti fai da parte (sconfitto o superiore) o ti decidi finalmente ad affrontare l’impresa. La strada è la metafora della giungla della vita, lui non chiede permesso, la strada esiste solo per i suoi comodi e tu, cortesemente, levati dai coglioni.
La cauta amazzone – di sesso femminile – non lesina certo in esperienza rispetto al maschio della specie. Stessi chilometri percorsi, stesso numero di semafori affrontati nel circuito cittadino. Ella però mantiene un approccio molto diverso dal cavaliere oscuro rispetto al motoveicolo, che per lei rappresenta più che un mezzo per dimostrare qualcosa…semplicemente un mezzo…di trasporto! Un onesto e disponibile destriero che, in cambio di qualche euro di carburante, si fa guidare per spostarsi da A a B. L’amazzone parte dal presupposto ( oserei dire più realistico, ma non mi si tacci di faziosità per questo) che nel mondo esistono taaaante persone oltre a lei, che possono decidere di agire indipendentemente dal suo volere, e questo vale anche nel traffico. Dunque, nel passare tra una macchina e l’altra pone attenzione a che il guidatore non dia fuori di testa e cambi improvvisamente corsia, oppure quando affronta una corsia contro mano per superare il traffico delirante del suo senso di marcia, lo fa prudentemente, con la consapevolezza che sta facendo qualcosa di quantomeno rischioso. Per l’amazzone la strada non è territorio da difendere, la usa come collegamento tra i luoghi della sua vita, se vuoi arrivare prima/o al prossimo semaforo…fai pure!
giovedì 14 maggio 2009
A volte basta poco
mercoledì 6 maggio 2009
cartoline a san francisco
lunedì 27 aprile 2009
Almeno una volta al mese
Lei:Ah...io non torno a piedi nemmeno se m’ammazzi stasera....(gnam gnam)
Lui: Sei stanca eh?E vbbè, dai...prendiamo il 38 e scendiamo a Hyde street...
Lei: Eh sì, eh...non ce la posso fare....(gnam gnam)...
(gnam gnam lei, gnam gnam lui)
Lui: Ah..stai meglio adesso che hai mangiato ciccia?
Lei: Sì...mooolto meglio, avevo fame...strano...nonsentivo fame, vabbè, meglio così...
Lui: Ah, cavolo, non ho preso le tessere degli autobus...nooo....le ho lasciate nello zaino in albergo
Lei (illusa sulla sua stanchezza dal senso di sazietà e gongolandosi nel pensiero che una volta tanto è lui ad essersi scordato qualcosa...): Ehhh...vabbè, dai non fa niente...poi vediamo....(e nel frattempo pensa “ma che vediamo, in realtà prendiamo un taxi...ma facciamoglielo dire a lui..)
Finiscono la coca cola, si avviano alla porta, il venticello del pomeriggio si è trasformato in un vento tagliente. Appena rimettono il naso fuori dal locale lei recupera in un attimo tuuuutta la sua stanchezza
Lui: Brrrr...chiuditi il giacchetto...andiamo
Lei: sgrunt
Lui: Che vuoi fare? Vuoi prendere un taxi?
Lei: No, no..non fa niente?
Lui: Fermo un taxi?
Lei: Perchè me lo chiedi 300 volte???Eh??? Per farmi pesare he sono io che voglio prendere il taxi e che se fosse per te questi soldi del taxi non li spenderemmmo? No, allora, no ..non fa niente, andiamo a piedi..andiamo però, dai...(accelera il apsso)
Lui: Ma..stai scherzando?
Lei: Macchè scherzando...è inutile che mi chiedi se voglio il taxi con quel tono, facendomi capire benissimo che disapprovi, è chiaro che non ti dico di sì...non me lo chiedere 300 vlte, fermalo e basta..no?E non mi guardare con quella faccia...
La prende per mano, ferma un taxi, in 3 minuti sono in albergo....e ad attederli c’è anche – per fortuna – l’analgesico per i dolori mestruali...
sabato 25 aprile 2009
Who wants to upgrade?
mercoledì 22 aprile 2009
Cambio di stagione
Visto che cavalchiamo sempre l’onda e siamo sempre sul pezzo (ma perché uso il plurale?)…il cambio di stagione è alle porte e a chi – come me – avesse già approcciato la snervante attività, propongo una breve riflessione.
Ma quanto è difficile fare il cambio di stagione ( a meno che tu non abbia un armadio a 12.000 ante invisibili che aumentano ogni anno, oppure tu possegga un numero di abiti talmente irrisorio che se bene piegato entra pure in un cassetto)?????
Insomma, psicologicamente è un buttarsi avanti col tempo che a me sinceramente non piace, coiè sì, vabbè, è ora di metter via il pile, però contestualmente devo tirare giù quel vestitino con le bretelle che so perfettamente che non metterò prima di un mese. È frustrante.
In secondo luogo, si ripropone sempre l’annoso problema problema del “che faccio con questo? Non l’ho mai messo neanche quest’anno…lo butto?”. Possibili risposte: a. sì, lo butto; b. no, magari mi torna utile/ritorna di moda; c. no, è che quest’anno mi sono un po’ ingrassata, ma l’ahhno prossimo mi rientra; d.no, ci sono affezionata. ( E dietro le spalle c’hai lui che ti guarda come se fossi una povera inetta che ripete e ripete le stesse cose da anni, senza dargli un seguito….sic!)
Ancora, le mitiche “cose di mezza stagione”, che non sai bene quando tirare fuori, quello splendido giacchettelo freddo per l’inverno e caldo per l’estate che ti ostini a ritirare su e giù ad ogni cambio di stagione ripetendoti “no, ma secondo me quest’anno lo metto”.
Insomma, noi siamo invasi da scatole di articoli ambigui, che non sappiamo ancora dove collocare e nel frattempo ci prepariamo a mettere qualcosa in valigia, pronti per la partenza verso San Francisco, olè!
martedì 7 aprile 2009
Dissenso "manifesto"
giovedì 2 aprile 2009
Chi trova un amico perde lo scontrino
Eppure, quante volte vi è capitato di provare imbarazzo perché chiedete al solito barista di farvi lo scontrino - accidenti – per quell’ennesimo caffè che state bevendo durante la giornata!!! A volte si viene a creare un patto silente tra esercente e cliente abituale, per cui “noi siamo amici, e quindi non mi chiedi lo scontrino”. La relazione è suggellata dall’illegalità, la complicità relazionale è sfruttata a vantaggio egoistico di una delle parti, che gioca a confondere il terreno del personale con quello del contratto di acquisto di un bene e/o servizio. I due attori non sono più compratore e venditore, ma sono conoscenti, amici ,e tra amici ( questa è la vera distorsione) a certe cose non ci si fa caso.
Nel 1957 Aldo Moro inseriva l’educazione civica nei programmi scolastici: lavorare sulle nuove generazioni è il presupposto per creare cittadini migliori, anzi per il caso italiano direi per creare cittadini, dato che in molti modi possiamo essere chiamati, ma il concetto di cittadino come portatore di diritti e doveri nei confronti della comunità a cui appartiene è moooolto lontano dalla realtà dei fatti. Sarebbe tanto essere cittadini, poi per migliorare ci attrezzeremo.
Nel 2008 Mariastella Gelmini reintroduce la materia nei programmi scolastici, «La Costituzione è il giacimento, in gran parte inutilizzato, dei principi e dei valori su cui si regge una cittadinanza che sia proponibile alle nuove generazioni, dal piano locale a quello mondiale. Da qui la scelta di riscoprirla nella scuola», spiega Luciano Corradini, pedagogista di fama e presidente del gruppo di lavoro ministeriale che dovrà redigere le linee-guida da inviare agli istituti. La contraddizione non potrebbe essere più evidente, il paradosso di un governo che da un lato cerca di fare a pezzi la carta costituzionale di questo paese e dall’altra si propone di diffonderne principi e valori ( forse nella versione edulcorata a cui vorrebbero arrivare). E ancora il “popolo” si accontenta della superficialità, e via con valutazioni positive sul fatto che comuque l’educazione civica è una cosa importantissima, che bisogna farla e bla bla bla. Ma come si farà? Quale accento verrà dato ai termini? Quale declinazioni assumeranno? Ho letto recentemente che non è sufficiente che una certa materia sia presa in considerazione in quanto priorità, bisogna porre attenzione alla particolare definizione con cui la questione sarà veicolata. Saremo capaci di fare attenzione? Perché a seconda di come le cose passeranno quei bambini potrebbero essere adulti capaci di pretendere lo scontrino, adulti che naturalmente emettono uno scontrino o, temo, adulti che sceglieranno di fare il barista per avere la possibilità di non emettere uno scontrino e che per questo si sentiranno sempre un po’ più fichi degli altri.
Io a volte non sono capace nemmeno di insistere sullo scontrino, tranne nei casi in cui, paradossalmente, per me è diventata una questione personale., ovvero vengo in questo bar ESCLUSIVAMENTE per farti rodere il culo ogni volta che ti chiedo lo scontrino, tanto mi stavi antipatico pure prima e non mi preoccupo della relazione. Invece, laddove la relazione c’è, c’è anche il mio imbarazzo e per non passare da bacchettona a volte lascio correre. Cado nel tranello che io stessa individuo.
giovedì 26 marzo 2009
Se fossi una tatuatrice
- 5. Colosseo, gladiatore & co.
- 4. loghi in genere (Mc Donald's, Nike...) ...sì, sì c'è gente che se li fa!
- 3. data di nascita dei figli in numeri romani
- 2. scritte in altre lingue di cui non conosco il significato ( per la serie "Bello! che c'è scritto?" "E' il mio nome in giapponese" e poi finalmente conosci un giapponese che ti chiede "Perchè ti sei fatto tatuare la scritta'bibite e panini' sul braccio?")
- 1. il micro delfino sulla spalla
sabato 21 marzo 2009
Ciao Adrià...
venerdì 13 marzo 2009
A spasso per Garbatella
mercoledì 11 marzo 2009
Accorrete accorrete
Nella maledetta mattinata di lavoro
- Il caffè di mezza mattina
- la macchinetta fotografica che mi aspetta per fare scatti a Garbatella ( ma che uscirà fuori?)
- il cinema stasera
- domani diventerò ricca
- mi si sono allungate le coscie di 20 centimetri
martedì 10 marzo 2009
Il mio alter ego intonato
- At my most beautiful (R.E.M.);
- Il cielo in una stanza ( Gino Paoli);
- Steal my kisses ( Ben Harper);
- Luce ( Elisa)...si chiamava così?;
- The heart of saturday (Tom Waits);
- Take me out ( Franz Ferdinand).
giovedì 5 marzo 2009
Proprio non mi piace
mercoledì 4 marzo 2009
Sono Lollo e me ne vanto!
martedì 3 marzo 2009
Se fossi stata
Cose serie: quello che mi preoccupa di questo paese
Parliamo di informazione, oggi due cose in particolare hanno destato la mia preoccupazione.
La prima. Siamo a “La vita in diretta” di oggi 3 marzo 2009 (sì, lo, è come sparare sulla Croce Rossa) e mandano in onda questo accuratissimo servizio che narra le 17 operazioni chirurgiche a cui una giovane donna italiana si è sottoposta negli ultimi 10 anni. Sorvolo sulla valutazione del risultato che mostra una donna piacevole – certamente – ma non certo meravigliosa come tutti i soldi spesi farebbero supporre, quello che mi lascia veramente attonita è il piglio giornalistico con cui l’inviata stile Silvana/Paola Cortellesi incalza sulla protagonista circa le motivazioni che l’hanno indotta a queste scelte (complimenti al retruitment della trasmissione).
La protagonista propina allora la sua risposta preconfezionata, recitata con la stessa intensità con cui alcune capita di vedere molte subrette leggere i testi delle televendite, sulla sua infanzia difficile e il rapporto con il padre che avrebbe voluto un maschio (ma allora era meglio Lady Oscar!) da cui è derivata una sua “ansia sociale”, così la chiama, che è alla base di tutto.Si mostra in bikini illustrando dal vivo i punti del corpo in cui ha subito interventi, serena come una pasqua parla dell’attrice americana che ha preso a modello: Pamela Anderson (americana ok, attrice boh) che le è sembrata “vincente, sportiva” e quindi da prendere assolutamente come punto di riferimento. I soldi spesi provengono in parte da un’eredità (il padre padrone?) e in parte dal suo lavoro di piccola imprenditrice. Se non avesse avuto i soldi , dice, si sarebbe buttata via, sposata col primo che capita e avrebbe vissuto una vita da repressa.
Il conduttore azzarda un’ipotesi di patologia nel suo comportamento, che lei accoglie – sempre serenamente e con la stessa faccia paralizzata pronta per i flash – ma spiega che lei ama apparire e preferisce fare queste cose piuttosto che buttarsi via, sposare il primo che capita bla bla bla.
Ergo le alternative per una giovane donna italiana sono due: arricchire chirurghi estetici covando una depressione oppure buttarsi via e vivere una vita da repressa. E dire che le foto che la ritraevano nei veri “prima dell’intervento” sono foto di una ragazza normalissima, come ne conosco molte che sono persone belle ed hanno vite appaganti.
Il servizio è finito, si passa al successivo. Non c’è analisi critica, non c’è tentativo di spiegare che i traumi dell’infanzia forse si posso affrontare in un modo più sostanziale, non c’è negazione di nulla di quanto è stato detto, cioè di una serie di bestemmie.
Quante persone guardano La vita in diretta? Molte, credo. Quante di queste riescono a prendere un minimo le distanze da quanto proposto? Non lo so. Quante prendono a loro volta questa giovane donna a modello per risolvere le loro “ansie sociali”? Temo molte. Si tratta di pubblico servizio? Cioè di un servizio teso a servire il bene comune, l’avanzamento civile e culturale del paese? Certamente no.
La seconda. Incontro una vecchia conoscenza che lavora nel settore del trasporto aereo che mi racconta di come il sindacato degli assistenti di volo ( o piloti?..non ricordo) abbia tentato durante il periodo della ribalta mediatica del caso Alitalia di acquistare una pagina di un quotidiano per spiegare alcune cose, chiarire punti essenziali affinchè la pubblica opinione potesse – appunto – farsi un’opinione e di come il tentativo sia stato magistralmente insabbiato. Niente di fatto. L’unica versione è quella, confusa e contraddittoria, a cui abbiamo assistito. Mi racconta anche che tre assistenti di volo si sono suicidati da quando è iniziata la vicenda Alitalia. Chi lo sapeva? Chi lo sa? Forse non sono stata attenta alle notizie, io lo ignoravo.
Non so se sarei stata d’accordo con le eventuali posizioni pubblicate dal sindacato su una pagina di giornale, non so se esiste un rapporto diretto di causa effetto tra i licenziamenti e le morti di quelle persone. Certamente so che preferirei si potessero ascoltare più campane, preferirei che tutti avessero accesso all’informazione e che questa fosse gestita, per quanto possibile, da professionisti competenti impegnati per il bene comune, consapevoli delle conseguenze che il loro lavoro ha sulle opinioni e sui comportamenti delle persone. É ancora così nel nostro paese? A me pare di no.
E questo mi preoccupa.