lunedì 27 aprile 2009
Almeno una volta al mese
Lei:Ah...io non torno a piedi nemmeno se m’ammazzi stasera....(gnam gnam)
Lui: Sei stanca eh?E vbbè, dai...prendiamo il 38 e scendiamo a Hyde street...
Lei: Eh sì, eh...non ce la posso fare....(gnam gnam)...
(gnam gnam lei, gnam gnam lui)
Lui: Ah..stai meglio adesso che hai mangiato ciccia?
Lei: Sì...mooolto meglio, avevo fame...strano...nonsentivo fame, vabbè, meglio così...
Lui: Ah, cavolo, non ho preso le tessere degli autobus...nooo....le ho lasciate nello zaino in albergo
Lei (illusa sulla sua stanchezza dal senso di sazietà e gongolandosi nel pensiero che una volta tanto è lui ad essersi scordato qualcosa...): Ehhh...vabbè, dai non fa niente...poi vediamo....(e nel frattempo pensa “ma che vediamo, in realtà prendiamo un taxi...ma facciamoglielo dire a lui..)
Finiscono la coca cola, si avviano alla porta, il venticello del pomeriggio si è trasformato in un vento tagliente. Appena rimettono il naso fuori dal locale lei recupera in un attimo tuuuutta la sua stanchezza
Lui: Brrrr...chiuditi il giacchetto...andiamo
Lei: sgrunt
Lui: Che vuoi fare? Vuoi prendere un taxi?
Lei: No, no..non fa niente?
Lui: Fermo un taxi?
Lei: Perchè me lo chiedi 300 volte???Eh??? Per farmi pesare he sono io che voglio prendere il taxi e che se fosse per te questi soldi del taxi non li spenderemmmo? No, allora, no ..non fa niente, andiamo a piedi..andiamo però, dai...(accelera il apsso)
Lui: Ma..stai scherzando?
Lei: Macchè scherzando...è inutile che mi chiedi se voglio il taxi con quel tono, facendomi capire benissimo che disapprovi, è chiaro che non ti dico di sì...non me lo chiedere 300 vlte, fermalo e basta..no?E non mi guardare con quella faccia...
La prende per mano, ferma un taxi, in 3 minuti sono in albergo....e ad attederli c’è anche – per fortuna – l’analgesico per i dolori mestruali...
sabato 25 aprile 2009
Who wants to upgrade?
mercoledì 22 aprile 2009
Cambio di stagione
Visto che cavalchiamo sempre l’onda e siamo sempre sul pezzo (ma perché uso il plurale?)…il cambio di stagione è alle porte e a chi – come me – avesse già approcciato la snervante attività, propongo una breve riflessione.
Ma quanto è difficile fare il cambio di stagione ( a meno che tu non abbia un armadio a 12.000 ante invisibili che aumentano ogni anno, oppure tu possegga un numero di abiti talmente irrisorio che se bene piegato entra pure in un cassetto)?????
Insomma, psicologicamente è un buttarsi avanti col tempo che a me sinceramente non piace, coiè sì, vabbè, è ora di metter via il pile, però contestualmente devo tirare giù quel vestitino con le bretelle che so perfettamente che non metterò prima di un mese. È frustrante.
In secondo luogo, si ripropone sempre l’annoso problema problema del “che faccio con questo? Non l’ho mai messo neanche quest’anno…lo butto?”. Possibili risposte: a. sì, lo butto; b. no, magari mi torna utile/ritorna di moda; c. no, è che quest’anno mi sono un po’ ingrassata, ma l’ahhno prossimo mi rientra; d.no, ci sono affezionata. ( E dietro le spalle c’hai lui che ti guarda come se fossi una povera inetta che ripete e ripete le stesse cose da anni, senza dargli un seguito….sic!)
Ancora, le mitiche “cose di mezza stagione”, che non sai bene quando tirare fuori, quello splendido giacchettelo freddo per l’inverno e caldo per l’estate che ti ostini a ritirare su e giù ad ogni cambio di stagione ripetendoti “no, ma secondo me quest’anno lo metto”.
Insomma, noi siamo invasi da scatole di articoli ambigui, che non sappiamo ancora dove collocare e nel frattempo ci prepariamo a mettere qualcosa in valigia, pronti per la partenza verso San Francisco, olè!
martedì 7 aprile 2009
Dissenso "manifesto"
giovedì 2 aprile 2009
Chi trova un amico perde lo scontrino
Eppure, quante volte vi è capitato di provare imbarazzo perché chiedete al solito barista di farvi lo scontrino - accidenti – per quell’ennesimo caffè che state bevendo durante la giornata!!! A volte si viene a creare un patto silente tra esercente e cliente abituale, per cui “noi siamo amici, e quindi non mi chiedi lo scontrino”. La relazione è suggellata dall’illegalità, la complicità relazionale è sfruttata a vantaggio egoistico di una delle parti, che gioca a confondere il terreno del personale con quello del contratto di acquisto di un bene e/o servizio. I due attori non sono più compratore e venditore, ma sono conoscenti, amici ,e tra amici ( questa è la vera distorsione) a certe cose non ci si fa caso.
Nel 1957 Aldo Moro inseriva l’educazione civica nei programmi scolastici: lavorare sulle nuove generazioni è il presupposto per creare cittadini migliori, anzi per il caso italiano direi per creare cittadini, dato che in molti modi possiamo essere chiamati, ma il concetto di cittadino come portatore di diritti e doveri nei confronti della comunità a cui appartiene è moooolto lontano dalla realtà dei fatti. Sarebbe tanto essere cittadini, poi per migliorare ci attrezzeremo.
Nel 2008 Mariastella Gelmini reintroduce la materia nei programmi scolastici, «La Costituzione è il giacimento, in gran parte inutilizzato, dei principi e dei valori su cui si regge una cittadinanza che sia proponibile alle nuove generazioni, dal piano locale a quello mondiale. Da qui la scelta di riscoprirla nella scuola», spiega Luciano Corradini, pedagogista di fama e presidente del gruppo di lavoro ministeriale che dovrà redigere le linee-guida da inviare agli istituti. La contraddizione non potrebbe essere più evidente, il paradosso di un governo che da un lato cerca di fare a pezzi la carta costituzionale di questo paese e dall’altra si propone di diffonderne principi e valori ( forse nella versione edulcorata a cui vorrebbero arrivare). E ancora il “popolo” si accontenta della superficialità, e via con valutazioni positive sul fatto che comuque l’educazione civica è una cosa importantissima, che bisogna farla e bla bla bla. Ma come si farà? Quale accento verrà dato ai termini? Quale declinazioni assumeranno? Ho letto recentemente che non è sufficiente che una certa materia sia presa in considerazione in quanto priorità, bisogna porre attenzione alla particolare definizione con cui la questione sarà veicolata. Saremo capaci di fare attenzione? Perché a seconda di come le cose passeranno quei bambini potrebbero essere adulti capaci di pretendere lo scontrino, adulti che naturalmente emettono uno scontrino o, temo, adulti che sceglieranno di fare il barista per avere la possibilità di non emettere uno scontrino e che per questo si sentiranno sempre un po’ più fichi degli altri.
Io a volte non sono capace nemmeno di insistere sullo scontrino, tranne nei casi in cui, paradossalmente, per me è diventata una questione personale., ovvero vengo in questo bar ESCLUSIVAMENTE per farti rodere il culo ogni volta che ti chiedo lo scontrino, tanto mi stavi antipatico pure prima e non mi preoccupo della relazione. Invece, laddove la relazione c’è, c’è anche il mio imbarazzo e per non passare da bacchettona a volte lascio correre. Cado nel tranello che io stessa individuo.